Concorso di poesia "Il vino, la sua terra e noi"
Prima edizione

Ottima la partecipazione, la commissione ha trovato molte opere interessanti ed è stata talvolta in difficoltà nel selezionare i vincitori.
Fra le tante sono state selezionate 50 poesie che saranno inserite in un opuscolo di prossima comunicazione.
Sarà nostra cura avvisare con email quando saranno pronti.
Ringraziamo tutti i partecipanti per l’impegno e l’interesse dimostrato.

Elenco dei vincitori e delle prime 50 poesie che saranno inserite in un opuscolo di prossima pubblicazione.

- i giorni della vendemmia (1984) – sete antica – sulle ali del tempo – il tascapane e la bottiglia

- amico vino – antico legame – aroma rubino – brindisi – calici di storia – canto – casa – chianti – clessidra – consonanze – dimmi se questo profumo – il rito – il colore della memoria – il mio tempo – il prodigio di bacco – il ricordo rubino – il vino – il vino dei ricordi – incontro al cielo – io e te – le cantine e il vino del mio paese – le stagioni del vino – lo scorso ottobre – luce dell’alba in una torrida vendemmia – morso di vino – non son di bocca buona – notte di san lorenzo in arezzo – quel vino che prendevo – quella stanca collina – rinascita – rosso di sera – rosso e bianco – rosso rubino – rosso sangue – salici e calici – sensi e piacere – sorsi di vita – tra terra e anima – tre stille di vita – un sorso di esistenza – universo infinito nelle preziose perle dei racemi – vecchio – vini senza nome (della bassa mantovana) – vino – vite di vita – vite feconda

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1° Premio – i giorni della vendemmia (1984)

Erano giorni in cui si vedeva Berlinguer in televisione
per le ultime volte
e imparavo a scrivere con la Olivetti di mio fratello
e sporcavo le mie mani da studente di vita
e il sole ci guardava dall’alto
sempre fermo nella sua posizione.

Raccoglievo l’uva con i nonni
tra un padrenostro e un’avemaria
e una pagina di Tondelli
e la prima scoperta della carne
ogni giorno un filare
da un filare ad un’orazione
da un’orazione ad una pagina
per capire che stavo diventando uomo.

Correvo nella notte in sella alla mia Graziella
per afferrare le ombre amare dei ricordi
sotto ai sassi del greto
incontro all’odore caldo dell’estate
alla solitudine della terra
all’assenza nuda dei grandi
con le vigne che mostravano una ad una sulle schiene
il loro sangue.

Erano giorni in cui scoprivo che Dio era un seme
che si mostrava nella carne delle viti
e che ogni sogno ha due fratelli.

Amavo toccare a piedi scalzi la terra
e sentirla parlare con la sua voce primitiva dentro di me
e lasciavo che il sole si specchiasse sulla mia attesa
e che la prima sigaretta diventasse la prima ubriacatura
e di ombre sporcavo le mie mani da studente
in una solitudine di vita che
tra un padrenostro e un’avemaria dei nonni
e il rincorrersi dei filari
seguiva i passi quieti del greto
incontro alle efelidi dell’uomo
che stavo per diventare.

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2° Premio – sete antica

E’ sete antica quella
che percorre lo Stivale
da nord a sud
Franciacorta, Terre del Chianti.
Passito di Pantelleria.
E’ sete antica scolpita
nel sangue che ruba alle vigne
pizzichi d’anima, rami lucenti
sui crinali del Belpaese.
Vicenda umana che si rinnova
memoria della terra che passa
alle piante, in un atto d’amore
sferzato dal vento, baciato dal sole.
Lieve è il tocco delle mani,
riverenti sfiorano i grappoli
in raccolte tardive,
rosso rubino e giallo paglierino
colorano monti e colline,
geografie di colori che d’immenso
illuminano il territorio
screziato di rosa al tramonto
sulle Dolomiti trentine
e su quelle lucane,
senso della vita che è piacere
del bene e del bello
in tini profumati di mosto
ed è sete, fra i filari,
di vendemmia antica,
antica come il mondo.

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3° Premio – sulle ali del tempo

Luce in un soffuso movimento
quando il suono del gorgogliare
respira nel giro di un calice
che vibrando al passaggio
del purpureo colore
lentamente accarezza la mano,

inspiro assaporando
le fragranze della terra
ricamate dall’uomo
con tempo e passione
lascio alla carne il sensuale olfatto
alla mia mente curiose sfumature,

ciò che invecchia
tra botti e bottiglie
protetto dal grembo di una cantina
è il patto tra uomo e natura
l’eterno equilibrio di pazienza e rispetto
nell’amore di una saggia tradizione.

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Premio speciale – il tascapane e la bottiglia

E lo ricordo il nonno, il berretto di lana grezza
Il vento d’erba alle caviglie
quando all’alba partiva col tascapane e la bottiglia
fumando di spalle nelle chimere dell’estate
il carretto che cigolava piano, come cicala appesa all’albero dei ladri

e la ricordo la strada dell’alpe in salita
annodata al filo di una mezzeria
le ore che cadevano come mele rosse dal taschino
il pane fragrante spezzato a mezzogiorno e la bottiglia di buon Chianti
rosso nettare di Dio assaporato tra i soffioni
insieme ai cuculi che cantavano la vita

scendeva piano in gola quel sorso cristallino
voglioso, scompigliato al cuore
sussiego di piuma in onda
zampillo in conio d’opale
profumato di mora e lampone

poi arrivava l’ultima illusione della sera
il ritorno col carico di legna e di fascine a contare gocce di luna tra le viti
l’ultima stilla del suo Chianti , assaporata piano,
era il compenso di un suonatore stanco
in quel porto dell’anima dove niente può morire.

Al buio lucciole danzavano in frenesia sopra il rosmarino.
L’ultima stilla era la favola più bella.

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